Emanuele Bortolato
Quando scopri che a pochi metri da casa abita uno di quei “matti” che alla comodità di un aereo o di un treno preferiscono la sfida della strada è inevitabile farci qualche domanda per poter cogliere e gioire del suo racconto, magari raccogliendo qualche idea per la tua prossima avventura.
Andrea Zanovello, appassionato di motori e in particolare di rally storici, da sempre, persona discreta che quasi si nasconde nella massa a prima vista, ma con occhi curiosi che tradiscono immediatamente l’apparente normalità e fanno subito trapelare che in Andrea c’è più di un progetto e più di un’avventura che freme ed è pronta ad esplodere dirompente.
Ciao Andrea!
negli ultimi tempi ho avuto modo di conoscerti ed apprezzare la tua persona e il tuo spirito anche nei progetti comuni in Officina Classica, e quindi solo ora posso permettermi una battuta campanilistica: ma che è successo che ora son qui con te, veneziano doc, a parlare di macchine e motori? I più a Venezia se parlano di motori si riferiscono al motore della barca, al propulsore del motoscafo, tu invece tratti l’argomento come noi di “terraferma”: dai per scontato le ruote e l’asfalto. Cosa è andato storto?
Potrei dire che è andato storto il piano di volo della cicogna visto che essendo anche mezzo “razza Piave”, ritengo abbia sbagliato rotta paracadutandomi a casa di un padre gondoliere. E crescendo in mezzo a gondole e barche, ancora non ho capito da dove sia nata la passione per le auto. Ho sognato di riuscire a correre nei rally e l’averne disputati circa settanta dal 1985 al 2006, è stata per me una bella soddisfazione.
So che negli ultimi anni hai viaggiato attraverso il continente con due mezzi vintage: con una Panda 30 prima serie sei arrivato nel Regno Unito e con una 500L del 1972 ti sei spinto ancora più in là nel 2016. Come ti è venuto in mente di partire a bordo di una classica piccola utilitaria, in solitaria ed andare fino a Capo Nord?
Era uno dei sogni da ventenne, una meta che nell’immaginario sembrava irraggiungibile e sognavo leggendo i racconti di chi ci riusciva anche con la 500. Fu la mia prima auto nel 1981 e, una volta comperato un altro esemplare nel 2013, già mentre tornavo a casa con lei sul carrello, pensavo a quel sogno che non si era mai spento.
C’è chi lo fa per sfida, chi per una promessa (Solidape), chi per una scommessa, chi cerca solo una scusa per partire, nel tuo caso di cosa possiamo parlare?
E’ stata innanzitutto una sfida con me stesso, ma anche una sorta di rivincita personale per svariati motivi; un viaggio durato ben più dei trenta giorni effettivi, visto che sia la preparazione – durata quasi un anno – quanto il seguito, sono stati coinvolgenti ed appassionanti. Dopo altri tre viaggi in Italia ed Europa nel 2014 e 2015, ho deciso di affrontare l’impresa e passati oltre due anni da quell’agosto 2016, se ne parla ancora.
Il viaggio avventura su un mezzo storico ultimamente mi passa spesso per la testa ma so benissimo che da solo mi annoierei parecchio, ancora non riesco a immaginare un viaggio così in solitaria, poi ascolto te, sento i racconti di Enrico (Maroqambolesque) e sembra che non sia così difficile, dimmi la verità un pò ci si rompe le scatole a guidare da soli quando il paesaggio oltre il finestrino per ore non cambia?
Può sembrare un viaggio in solitaria, ma quando lo vivi ti accorgi che non è così; ci sono stati tratti noiosi e monotoni questo è vero, ma basta solamente pensare a quanta gente ti saluta, ti fotografa, ti guarda con stupore e ti rendi conto che non sei solo. E a volte è sufficiente un particolare anche insignificante che cogli mentre guidi, per farti fermare e scattare una foto divertente da postare poi su social, altro elemento che non ti fa sentire solo; mai avrei creduto di avere un tale seguito, soprattutto da chi non commentava mai, ma giorno per giorno ha seguito con apprensione, passione e anche un pizzico d’invidia, il lungo viaggio.
So che nonostante i mille accorgimenti la 500 ti ha fatto qualche dispetto per movimentare il percorso, come è andata?
Eh, diciamo che nonostante l’accurata preparazione e la meccanica rimessa a nuovo, mai avrei pensato di patire tutti gli inconvenienti che mi sono capitati dal decimo giorno in poi; ma a casa ci sono tornato sulle quattro ruote. Ora ci rido su, ma ripenso a quando venivo guidato al telefono da un amico meccanico, per cercare di risolvere i problemi a 4.000 chilometri da casa. Senza mai perdere la calma, la soluzione sono sempre riuscito a trovarla.
Quindi tra curiosi, meccanici e appassionati norvegesi, amici del Team Bassano e non ultimo le Ape Piaggio di Solidape (Solidape) diciamo che non hai sofferto troppo di solitudine!
A quelli che hai citato ne potrei aggiungere tanti altri, tipo una coppia di italiani che mi ha scortato per alcuni chilometri seguendomi con la moto, o quelli che mi hanno scattato e regalato una foto con una vecchia Polaroid. Certo che incrociare nove ragazzi che abitano nel raggio di 10 chilometri da Spinea, dove abito, a 3.000 km da casa credo sia davvero una cosa più unica che rara.
A volte nella nostra mente si imprimono i ricordi di un’avventura attraverso una sola immagine, una sensazione, un determinato momento del viaggio, come fosse il climax di tutto il percorso, tu hai un momento che riassume tutto il tuo mese di agosto del 2016? Provi a descrivercelo?
Forse quel momento non riesco a trovarlo, ma riassumo il mese di agosto con le tre “doti” che ritengo siano necessarie per affrontare tali viaggi: coraggio, spirito di adattamento e tanta ironia.
Per chiudere voglio chiedere anche a te se hai un rito scaramantico, un tuo segreto per aggraziarti la tua fidata 500?
Più che un rito scaramantico, quando è ora di partire la guardo e le dico “Dai che ‘ndemo!”. (ndr “Forza che si parte!” in dialetto veneziano)
Prossima volta dove andiamo?
Domanda che sento spesso; qualche altro viaggio ci sarà, ma non so ancora quando, come e soprattutto con quale mezzo. Certo che proprio ieri sera alla cena di Officina Classica (7 dicembre) mi è stato rivelato un progetto alquanto intrigante…
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