Emiliano Carlotti
Io e Luca alla fine la pensiamo allo stesso modo. Da piccoli non ci piacevano le Porsche, quelle macchine dalla forma strana con il frontale più alto del posteriore e dal rumore di un Maggiolone elaborato. Esisteva solo lei, la Ferrari come quella di Magnum P.I., quella era la vera auto sportiva…da grandi abbiamo capito che sbagliavamo!
Oggi, che a quasi cinquant’anni come dei bambini che fantasticano di motori, possediamo una Porsche Carrera 4S serie 993, la mia classe 1996 e la sua 1998, la mia di rosso arena metallizzata e la sua cobalt blue.
Finalmente arriva il week end, siamo a fine ottobre e le giornate sono ancora piacevoli, il periodo migliore per una bella scorazzata tra le nostre strade preferite. Scelgo i miei vestiti preferiti, quelli che mi fanno sentire un po’ come Steve McQueen, dal fit comodo per salire e scendere dall’abitacolo con facilità, prendo i miei inseparabili occhiali Persol anche se non c’è molto sole e poi scendo in garage, ansioso di vedere prima il più bel lato B dell’automobilismo moderno e poi di sentire quei due suoni che più mi piacciono e che sono inconfondibili per chi ama le cavalline di Stoccarda: quello deciso dello sportello che si chiude, che ti sigilla nell’abitacolo e poi quello rauco del sei cilindri raffreddato ad aria. Chiave a sinistra. Si parte!
La Porsche 993 4S ha un fascino particolare sin da subito, la sua carrozzeria allargata le dona una presenza decisamente attraente, acquattata sulle sue ruote di grandi dimensioni per l’epoca, la carrozzeria è compatta, le dimensioni perfette per sgusciare da una curva all’altra. Telaio e carrozzeria sono quelle della Turbo dalla quale si differenzia per l’assenza del grande alettone posteriore in favore dello spoiler a scomparsa, mentre il motore è l’ultima evoluzione del noto sei cilindri boxer raffreddato ad aria che in questa versione dotata del sistema varioram sui condotti di aspirazione riesce ad erogare la potenza di 285 cv. Trazione integrale con differenziale posteriore autobloccante con una ripartizione della coppia decisamente orientata al posteriore e cambio manuale a sei velocità.
Luca mi sta aspettando, dobbiamo far correre un pò queste cavalline. Parto piano, l’olio del motore e soprattutto del cambio devono scaldarsi un pò, all’inizio la guida è ruvida. Il motore scalpita, reattivo al tocco dell’acceleratore sin da subito, il cambio si impunta leggermente fino a quando come il corpo di un atleta dopo il riscaldamento tutto funziona alla perfezione. Incredibile la messa a punto fatta dagli ingegneri di Stoccarda per questa auto. Lo sterzo diretto, con quella giusta servoassistenza che ti fa sentire esattamente cosa sta succedendo alle ruote anteriori. Freni incredibilmente tenaci ed instancabili dal pedale estremamente modulabile per entrare nelle curve che stai ancora frenando con quei grammi di peso giusto che servono a queste macchine per puntare la corda interna. Nonostante la 4S sia una trazione integrale, il differenziale posteriore autobloccante dalla particolare taratura le conserva quel comportamento agile e maneggevole che mi stampa un gran sorriso quando prendo l’uscita della rotonda a gas quasi spalancato e lo sterzo leggermente aperto, mai saldo come sulle auto più giovani, bisogna aver fiducia.
Mi viene in mente quella frase epica di Miki Biasion “la cosa più bella che può fare un uomo vestito è guidare di traverso”. Verissimo! L’elettronica, quando interviene l’ABS, ti chiedi se funziona davvero oppure no, l’ABD che dovrebbe servire da antipattinamento al posteriore è solo un concetto virtuale, non ne ho mai avvertito l’azione. Il climatizzatore dal funzionamento misterioso è meglio lasciarlo spento, i finestrini funzionano meglio e vanno sempre tenuti leggermente aperti per sentire le note che fuoriescono dagli scarichi Mi sento un tutt’uno con la macchina che sono già arrivato e sento il rumore della sorellina che sta già facendo stretching prima di ripartire.
Chiave a sinistra, dentro la prima. Ciao