Una vecchia Mini come auto per tutti i giorni nel 2018?
La risposta è sì.
Sara, mamma ed insegnante, ha fatto questa scelta da oltre un anno con una splendida Mini Anniversary 40° del 1999. Si tratta di una serie celebrativa prodotta in soli 300 pezzi in occasione del quarantesimo anniversario della mitica utilitaria concepita dal geniale Alec Issigonis nel 1959.
L’auto, in eccellenti condizioni di conservazione, ha percorso solo 60.000 chilometri da nuova!
Qual è stato il tuo approccio al mondo MINI?
Prima della Mini, ho sempre scelto le mie auto razionalmente, valutandone le caratteristiche oggettive come lo spazio, il consumo e la praticità, anche se sono sempre stata sensibile alle linee particolari.
Quando mi proposero di andare in Toscana a vederne una, ero più attratta dai paesaggi e dalle cantine che avremmo visitato che dalla reale possibilità di acquistarla.
Invece la vista di questa macchinina, con il suo rosso ciliegia profondo e dalle mille sfumature, mi rapì letteralmente. Sembrava un giocattolo.
Le giravo attorno ammirandone le forme, aggraziate e dinamiche allo stesso tempo. Le ruote ai quattro angoli della carrozzeria, i bellissimi cerchi in lega, i fendinebbia e le cromature lucenti… non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso!
Poi il primo sguardo agli interni, inaspettatamente spaziosi, almeno anteriormente; i sedili sontuosi, imbottiti e rivestiti in pelle rosso Cartier, compresi i pannelli delle portiere e la palpebra del cruscotto, il volante, il cambio ed il freno a mano in pelle avorio, come i profili dei sedili. Il cruscotto in alluminio spazzolato con incastonati una batteria di strumenti supplementari, come sulle auto da corsa del passato… tutto in tre metri o poco più!
Cosa ti ha colpito di più della MINI?
Confesso che l’idea di provarla mi intimoriva. Niente servosterzo, un volante minuscolo ed orizzontale, quattro marce ed un progetto che, per quanto aggiornato, risale a più più di cinquant’anni fa.
Invece, ecco la rivelazione.
Appena girata la chiave sento il rombo cupo del motore che invoglia ad accelerare e ti fa capire da subito di che pasta è fatta. A questo punto respiro a fondo, stringo il volante, abbasso la frizione, innesto la prima e… via!
La macchina parte nervosa. Seconda, terza e quarta entrano secche, quasi senza che me ne accorga. Avverto lo sterzo diretto e preciso, le sospensioni rigidissime che copiano ogni avvallamento della strada. Si avvicina velocemente una curva a sinistra. Freno e scalo due marce. La Mini si inserisce come se fosse sui binari.
È amore!
Ringrazio di essere in Toscana fra quei saliscendi ricchi di curve con le colline ed i vigneti sui lati.
Mi rilasso ed inizio a pensare alle sensazioni che trasmette: la adoro perché è sincera e diretta. È un’auto che richiede concentrazione e dedizione. Tutto è “meccanico”, non filtrato, ma proprio per questo restituisce sensazioni quasi primordiali. Più ti ci dedichi e più lei ti appaga e ti seduce…
Cosa ti piace di quest’auto?
La uso quotidianamente e, ogni volta che la metto in moto, le sensazioni che ho appena descritto si rinnovano con la stessa intensità. Non c’è volta in cui lo sguardo non cada su un particolare diverso. Non conosco altre auto che riescano a condensare uno stile classico e un’eleganza British ad una simile dose di simpatia e dinamismo.
Quando la parcheggio si forma regolarmente un gruppo di persone in ammirazione. I bambini impazziscono letteralmente al suo passaggio!
Allo stesso tempo è funzionale alle mie esigenze. È agile e piccola. La parcheggio ovunque. È sorprendente abitabile e riesce a contenere la spesa settimanale divisa fra il minuscolo bagagliaio ed i sedili posteriori.
Quali sono le difficoltà e, se ci sono, dei pro e dei contro nell’utilizzo quotidiano di una storica?
Difficoltà particolari non ce ne sono e anche quelle che possono apparire scomodità, come l’assenza della chiusura centralizzata o degli alza cristalli elettrici sono diventati, nel tempo, piccoli rituali. Non avrei mai immaginato di possedere un’auto nella quale preferisco tenere la radio spenta per non disturbare il “concerto della meccanica”.
A proposito di meccanica: anche in questo la Mini è un’auto molto particolare: è robusta ed affidabile a patto di essere scrupolosi nella manutenzione. È importante che venga toccata solo da specialisti del modello. Un meccanico generico, anche nelle riparazioni più banali, può causare degli autentici disastri.
La scheda di Officina Classica
Gli interni in pelle color bordeaux con pipeline crema e il cruscotto rivestito di un bel alluminio spazzolato donano a questa Mini un tocco di eleganza e sportività che ben si coniugano con le prestazioni del motore 1275 cc. da 63 Cv: motore meno rabbioso e con una erogazione più lineare rispetto al precedente… ma stiamo pur sempre parlando del motore di una Cooper.
Airbag lato guida, barre antintrusione nelle portiere, cinture di sicurezza con pretensionatore, catalizzatore, radiatore frontale e cerchi da 12 completano l’equipaggiamento, le nuove normative in materia si sicurezza ed emissioni non potevano lasciare indifferente BMW (nuova proprietaria del marchio), decisa a tenere vivo il modello fino al debutto della nuova serie che avvenne qualche anno dopo.
In conclusione: acquistare oggi una Mini è mettere in garage un classico che, pur rimanendo strettamente legata alla linea degli anni 60, ha sempre saputo rinnovarsi con il passare dei decenni, divertente ed elegante è un vero e proprio assegno circolare con un ottima rivendibilità.
Ringraziamo il Park Hotel Villa Giustinian di Mirano (Venezia) per la splendida location.